Grammatica del genovese: X. L’interiezione
Generalità
L’interiezione o esclamazione è una parola invariabile che esprime uno stato d’animo ed è per lo più accompagnata da gesti, un ordine, una preghiera, un saluto, un richiamo. Si può distinguere tra interiezioni primarie, che hanno sempre e solo valore esclamativo (òhu [ˈɔw], ehi [ˈej], ecc.) e interiezioni secondarie, parti del discorso autonome che possono essere occasionalmente usate anche con questa funzione e che, se aggettivi o verbi, possono modificarsi a seconda del genere e del numero (bravo! [ˈbraːvu], brava! [braːva], anemmo! [aˈnemˑu]). Le interiezioni sono alla base delle locuzioni interiettive, costituite da più parole (meschin de mi! [mesˈkiŋ de ˈmi] ‘povero me!’) o anche da un’intera frase. Le interiezioni trovano impiego soltanto nel discorso diretto, e appaiono in genere sciolte da ogni legame sintattico.
Alcune interiezioni, specie quelle secondarie, hanno un significato abbastanza stabile; altre, esprimendo un’emozione generica, si adattano a molte situazioni. Ad esempio, ah [aː] può indicare rimprovero (ah, brutto malemmo! [aː ˈbrytˑu maˈlemˑu] ‘ah, delinquente!’), ira (ah, desgraçiou! [aː dezɡraˈsjɔw] ‘ah, disgraziato!’), sorpresa (ah, semmo à sti ponti? [aː ˈsemˑu a sti ˈpuŋti] ‘ah, siamo arrivati a questo punto?’), desiderio (ah, se poëse parlâghe! [aː se ˈpweːse parˈlaːɡe] ‘ah, se potessi parlargli!’), tristezza (ah, me despiaxe! [aː me desˈpjaːʒe] ‘ah, mi spiace!’), soddisfazione (ah, oua scì che ghe semmo! [aː ɔwa ˈʃi ke ɡe ˈsemˑu] ‘ah, finalmente ci siamo!), sorriso o riso (ah, ah, ah [aː aː aː]).
Interiezioni primarie
Quasi tutte le interiezioni primarie sono voci espressive, di formazione sia indigena (come ah [ˈaː], eh [ˈeː], òhu [ˈɔw], beuh [ˈbøː] e così via), sia ricalcate su voci di origine forestiera (come viva [ˈviːva], alòn [aˈlɔŋ], alé [aˈle] e così via).
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Principali interiezioni primarie:
ahi [ˈaj] e ahia [ˈajˑa] esprimono dolore fisico e morale;
alòn [aˈlɔŋ] e alé [aˈle] sono inviti a muoversi;
beh [ˈbeː] serve per troncare un dialogo;
beuh [ˈbøː] esprime dubbio, rassegnazione, indifferenza, reticenza, senso di fastidio;
bòssa [ˈbɔsˑa] richiama l’attenzione su un pericolo;
eh [ˈeː] esprime impazienza o un rimprovero;
euh [ˈø] esprime meraviglia o affermazione;
foraia [fuˈrajˑa] richiama l’attenzione su un pericolo imminente;
fòscia [ˈfɔʃˑa] esprime adesione, come l’italiano ‘lo credo!’;
æh? [ˈɛː] vale l’italiano ‘come?’;
mah [ˈma] esprime incertezza o perplessità;
n’æ [ˈnɛː] conferma un’asserzione in frasi interrogative o esclamative;
òh [ɔː] rafforza il vocativo;
òhu [ˈɔw] e ehi [ˈej] servono a richiamare l’attenzione;
ò [ɔ] esprime gioia, sorpresa, dolore, sdegno, richiamo;
òva [ˈɔvˑa] è un’esclamazione di entusiamo;
pai [ˈpaj] rafforza un’esclamazione;
peuh [ˈpøː] esprime ripugnanza;
scialla [ˈʃalˑa] è un’esclamazione di gioia;
sciò [ˈʃɔ] serve a scacciare gli animali;
t’æ [ˈtɛː] invita a prendere una cosa.
Tra le interiezioni primarie si annoverano le imprecazioni, da quelle più esplicite, come bellin! [beˈliŋ], sacranon [sakraˈnuŋ] a quelle che mascherano un’espressione triviale come bell’angeo [bel ˈaŋdʒɔw], bellan [beˈlaŋ], belliscimo [beˈliʃimu], a-o berrettin [ɔw bereˈtiŋ], da quelle che lasciano in sospeso un’esclamazione o una minaccia (pòscito ëse [ˈpɔʃitu ˈeːse]), ad altre con valore più neutro, come ardinci [arˈdiŋtʃi], bacere [ˈbaːtʃere], perdiessaña [perdjeˈsaŋˑa], tininini [ˈtininini] e così via.
Interiezioni secondarie
Sono praticamente infinite le espressioni che, in un determinato contesto, risultano utilizzabili come interiezioni. A differenza di gran parte delle primarie, le interiezioni secondarie hanno in genere un significato immediato.
Molte agiscono sul destinatario rivolgendogli un ordine (sitto! [ˈsitˑu] ‘zitto!’, feua! [ˈføːa] ‘fuori!’, drento! [ˈdrɛŋtu] ‘dentro!’, basta! [ˈbasta] ‘basta!’, vitta! [ˈvitˑa] ‘largo!’), un’esortazione (anemmo! [aˈnemˑu] ‘andiamo!’, sciù [ˈʃy] ‘coraggio!’, fòrsa! [ˈfɔrsa] ‘forza!’), una preghiera (scià scuse [ʃa ˈskyːze] ‘mi scusi’), un apprezzamento (beniscimo! [beˈniʃimu] ‘benissimo’), un biasimo (vergheugna! [verˈɡøɲˑa] ‘vergogna!’).
Altre espressioni avviano un discorso, come pronti? [ˈpruŋti] ‘pronto?’, scì? [ˈʃi] ‘sì?’, scià sente [ʃa ˈseŋte] ‘ascolti’.
Saluti
Un particolare tipo di interiezione è costituito dalle formule di saluto: dalle più formali addio [aˈdiːu] ‘addio’, à reveise [a reˈvejse] o à reveddise [a reˈvedise] ‘arrivederci’, bongiorno [ˌbuŋˈdʒurnu] ‘buongiorno’, boñaseia [ˌbuŋaˈsejˑa] ‘buonasera’, boñaneutte [ˌbuŋaˈnøtˑe] ‘buonanotte’, scignoria [siɲuˈriːa] ‘arrivederla’, fino ai più confidenziali scciao [ʃˈtʃaːu] e ciao [ˈtʃaːu] ‘ciao’, allegri! [aˈleːɡri] ‘a presto!’, böna [ˈbɔːna] ‘espressione di commiato’.