Council for Ligurian Linguistic Heritage

Ligurian Council

Matto Senarega (1534–1606)

Presented by Alessandro Guasoni

The semi-official usage of the Genoese language continued even after Tuscan had established itself as the language of culture, throughout the 16th century. Public acts, discussions, and meetings of the Senate, although conducted in Ligurian, were then transcribed in Latin, or in an Italian more or less mixed with Genoese. Doge Matteo Senarega, who reigned between 1595 and 1597, author of various political works in Latin and Italian, left two orations, the only ones that have survived in the original Genoese version. In these two orations the Doge demonstrates great rhetorical skill and the ability to use modern prose, in step with the times, in a language that, in essence, is the one promoted by Foglietta in Rime Diverse.

Descorso prononçiou da Mattê Senarega a-o momento de lasciâ o Duxægo

Fra molte misericordie, che riconoscio da Dè, che se ciù voeuggio numerà ciù murtiprican, no è questa ra men benigna o ra men pia, che dopo esse mi passao fra motivi cossì perigorosi, e quasi mortè, se sè degnao preservàme fin à questo momento, porto à mi dri mè travaggi, à ra Repubbrica vivo retreto dra sò libertè; giorno felice veramente, rapresentandono come o fa cossì caro, e salubre misterio, poescia che questo varià de Magistrati, governà ancoe e obedì deman, e tutti inseme aceisi de vivo zelo servì per ra Nazion, a noi meximi captivando l’intelletto nostro contra ogni instinto de natura, in obsequio dra leze con vuei questa sola per norma, frè dri nostri affetti, e de nostre opinioin, atro insomma no è che renovane ro vero aspetto, e ri veri gusti dro vive libero. Feito grave è ben ro governo, e ben l’ho provao mi; chi però con ciù talento l’exersita, e chi con men, secondo che reparte re soe grasie Dè; e dove mi de corpo exangue, se ben chiæro tutto sangue d’intelletto debole, mendico presso Dè de memoeria, oppresso da mille moè, poco atro ho possuo promette, e partorì, che languide azioin, sincere però, se non m’inganno fondè su ro ben, e forxe asì senza arrogàme no men felice, che sincere, essendome toccò in sorte de servì questi doì agni à colleghi humanissimi, ornè de singulà prudencia, con ra quà sollevà in un mesmo tempo ra Republica han non solo dissimulao, ma sarcio e largamente compensao ogni mè deffetto: de chi è che quando de havei cara bon citten ra pubblica salute, e ra propria so reputacion, de tanto confesse mi esse debitò à ogn’un dre sig.re vv. ill.me re què sarà ben raxon, che aggien accion libera de comandame in ogni ocaxon de lò servixo e de lò gusto, accertandose che avanserò sempre in servire ogni lò aspettaçion per devei pareggià in mi ra gratitudine à ri mè obrighi, za che no posso ri singulè lò meriti. Reste servio N. S. de provei presto de sucessò, chi per proprio valò illuminao da lè corrisponde ara gravessa de tanto peiso, e a ra gravitè insemme de tanto Senato.

Italian translation

Discorso pronunciato da Matteo Senarega al momento di lasciare il Dogato

Fra molte misericordie, che riconosco da Dio, che più si vogliono nominare più moltiplicano, non è questa la meno benigna o la meno pia, che dopo avere io attraversato circostanze così pericolose, e quasi mortali, si sia degnato preservarmi fino a questo momento, per me conclusione delle mie fatiche, per la Repubblica vivo ritratto della sua libertà: giorno felice veramente, rappresentandoci, come sta facendo, un così caro e salvifico mistero, poiché questo variare di Magistrati, governare oggi e ubbidire domani, e tutti insieme accesi di vivo zelo servire per la Nazione, a noi stessi regolando l’intelletto nostro contro l’istinto di natura, in ossequio della legge con volere questa sola per norma, fratelli dei nostri affetti, e delle nostre opinioni, altro insomma non è che rinnovarci il vero aspetto, e i veri piaceri del vivere liberi. Opera grave è invero il governo, e bene l’ho io sperimentato; chi però con più talento lo esercita, e chi con meno, a seconda di come Iddio ripartisce i suoi doni; e laddove io di corpo debole e debole di intelletto, sebbene nobile per sangue, medico preso Iddio di memoria, oppresso da mille mali, poco altro ho potuto promettere, e partorire, se non azioni di poco esito – sincere però, e se non m’inganno basate su buoni principi; e forse senza vanteria, non meno felici che sincere, essendomi toccato in sorte di servire a colleghi umanissimi, ornati di singolare prudenza, con la quale sollevando le sorti della Repubblica, allo stesso tempo hanno non solo nascosto, ma risarcito e largamente compensato ogni mio difetto; col che, avendo ogni buon cittadino avere cara la pubbica salute e la propria reputazione, bisogna che io mi confessi debitore verso ognuna delle signorie vostre illustrissime, le quali con buona ragione dovranno avere la possibilità di comandarmi in ogni occasione secondo le loro necessità e il loro piacere, sicure che cercherò sempre di servirle in ogni loro desiderio, dovendo pareggiare in me la gratitudine agli obblighi,siccome non posso farlo in altro modo, dati i vostri meriti particolari. Resti a Nostro Signore di provvedere presto un successore che, illuminato da Lui, col proprio valore corrisponda alla gravezza di tanto peso e alla solennità di un sì nobile Senato.