Discorsi pubblici del XV secolo
Nel Quattrocento si diffondono sempre più gli usi ufficiali, o semiufficiali, del volgare genovese, che dureranno poi fino al secolo XVIII; le preposizioni, come quelle che portiamo ad esempio, venivano presentate al Consiglio degli Anziani da un Cancelliere, che molte volte dava prova di una capacità oratoria e di una eleganza formale, tali da conferire a questi appelli, rivolti al patriottismo e al senso civico, un certo interesse letterario. Il genovese usato, se si tiene conto della grafia in parte toscanizzata, che maschera la vera pronuncia dell’oratore, sembra abbastanza schietto e puro: conseiar si legge «cunsegiar»; ge si legge «ghe»; jorni, «giurni»; pù, «ciü».
Contra Galiöto Do Carretto (1437)
Segnoi, voi sei demandæ coci per caxum, la qual grandissimamenti apartem a lo bem, a lo honor, a la forma e dignitae de questa citae, e non solamenti a lo bem de tuti noi chi semo presenti, ma etiamde a quello di nostri figi e de chi descenderà de lor. Per la qual caxum è debito che cascum de noi disponna lo intellecto a bem intender e bem conseiar, e l’animo a deliberar francamenti quello che parrà esser pù utile e pù honoreive. Voì poi aveir odìo et lezuo che quelli da lo Carreto, li quae per lo passao ham tegnuo Final, sum sempre staeti capitalissimi inimixi de questa republica, nì mae questa comunitae ha avuo guerra forestera per mar o per terra che elli non se sean conligae cum li nostri nimixi. E a lassar star le cose più antighe, seando questa caza rebellante et inimiga de questa citae, fo necessario a questo commum congregar grandissimo exercito cum grevissima speiza e assediar Final e construe Castelfranco e far le altre cose chi sum note. In la qual impreiza, come se trovereiva in li liberi de comum, se speize pù de fiorino C mila. Devei etiam de saveir che in la grande guerra che s’é avua cum li Venetiam, questi mesmi de Final se conligam cum li nostri inimixi, preizem proditoriamenti Albenga e quella tegnem fin a guerra finia. E possia non la vossen restituir fin che questa communitae non se ghe trabuta fiorino XXXVI mila. Vegnando li altri tempi apreso,mae non è staeto che chi ha vosso stimular lo governo de questa terra non se abia faeto spelunca e e receptaculo de Final; si che quasi in ogni tempo Final ha avuo qualche ribelli e stimulatoi de questa citae. Vegnando a li tempi pu freschi, quando aora e XVIII agni le galee de li catalain vegnem in la nostra rivera, la soa camera e recepto fue Final. Per le quae esperientie s’é possuo intender che elli mai non han cercao se no la destrucion de questa citae, omissa ogni altra seta e ognialtra parte. E perché cascum intenda che questo è odio hereditario, che elli semper han portao a questa republica, considerae um poco como s’é portao e porta Galeoto in che Final è possia pervegnuo. Lo qual, seando feudatario vostro, contra la sua fè e sagramento in li principii de la nostra libertae ha menao Niccolò Piccinino cum lo exercito de lo duca de Milan a destrue la rivera de ponente e è staeto caxum de tanti incendii, robarie, prexonie e morte, como possia è seguio in quella rivera,la qual se pò dir cum veritae esser impoveria e destruta per soa caxum. E non contento de uesto, fermandose possia lo campo contra Albenga, manda e tegne semper mai grande somma de balestreri contra Albenga, li quae ferim et amassam per la moltitudine de le balestre monto pu de li nostri che non fè tuto lo resto de lo campo. E a fim che voi intendae como elli è pentio,ello cum una galeota e doi brigantin continuamente deroca cascum e ve dà grande impachio a le vituarie, de li quae voi averessi abundancia grande de Proenza, se no fosse lo impachio so. Ello è quello chi damnifica e goasta le vostre cabelle de la sal, le qual in questi tempi rendereivan grandissime utilitae, se questo Galeoto cum li soi navilii non le fraodasse e guastasse. Questo è quello chi ve ha tegnuo e tem, cum grande vergogna de questa comunitae, occupae la Prea, Justannexi e altre terre de comun, lo qual se vanta de vegnir fim sum questo porto e tegneive assediae, lo qual pu de dexe vote è vegnuo cum exercito a combater Noli e, seando vostro feoter, ha facto e fa quelo che abia facto alcum capital inimigo. E non ghe basta lo far, anti spesa vota, quando ello ha preizo alcum, manda chì a dir parole de grande arogancia e desprexo de questa comunitae, de le quae iniurie e dani soi ha sentio e sente principalissimamente la riviera de ponente e li homini de quelle terre, li quae ogni iorno vennem cum lamente e lagreme a demandar remedio che elli possam navegar e vivere.
Traduzione italiana
Contro Galeotto Del Carretto (1437)
Signori, voi siete qui convocati per un motivo, che grandissimamente riguarda il bene, l’onore, la forma e la dignità di questa città, e non solo al bene di tutti noi che siamo presenti, ma anche a quello dei nostri figli e di chi discenderà da loro. Per la qual ragione è necessario che ognuno di noi disponga l’intelletto a bene intendere e ben decidere, e l’animo a deliberare francamente ciò che parrà essere più utile e più onorevole. Voi potete avere udito e letto che quelli del Carretto, i quali in passato possedvano il Finale, sono sempre stati capitalissimi nemici di questa repubblica, né mai questa comunità ha sostenuto guerra con stranieri per mare o per terra senza che essi fossero alleati con i nostri nemici. E pur tralasciando i fatti più antichi, essendo questa casata ribelle e nemica di questa città, fu necessario a questo comune adunare grandissimo esercito con gravissima spesa e assediare Finale e costruire Castelfranco e fare le altre cose che sono note. Nella quale impresa, come risulta dai libri del Comune, si spesero più di centomila fiorini. Dovete anche sapere che nella grande guerra che si combatté contro i Veneziani, questi stessi di Finale si allearono con i nostri nemici, presero a tradimento Albenga e la tennero fino a guerra finita. E poscia non la vollero restituire finché questa comunità non versò loro trentacinquemila fiorini. Venendo a tempi più recenti, mai non fu che chi abbia voluto sobillare contro il governo di questa terra non abbia trovato asilo e ricetto a Finale; sicché quasi in ogni tempo Finale ha ospitato ribelli e sobillatori contro questa città. Venendo a tempi più vicini a noi, quando diciott’anni or sono le galee dei catalani vennero alla nostra riviera, il loro porto e rifugio fu Finale. Da tali esperienze si è potuto capire che essi non hanno mai cercato se non la distruzione di questa città, a parte ogni altra considerazione. E perché ognuno intenda che questo è odio ereditario, che essi hanno sempre portato a questa repubblica, considerate un po’ come si è comportato e si comporta Galeotto, da quando Finale è in suo potere. Colui, pur essendo vostro feudatario, contro la sua fede e giuramento e contro i principi della nostra libertà ha condotto Nicolò Piccinino con l’esercito del Duca di Milano a distruggere la riviera di ponente ed è stato causa di tanti incendi, ruberie, prigionie e morte, come poi è accaduto in quella riviera, la quale si può dire in verità impoverita e distrutta per causa sua. E, non contento di ciò, ponendo poscia il campo contro Albenga, vi mandò e mantenne una gran quantità di balestrieri, che ferirono e uccisero con moltitudine di armi molti più dei nostri di quanto non fece il resto dei nemici. E affinché voi possiate comprendere come è pentito di ciò, sappiate che con una galeotta e due brigantini continuamente fa rapine recando a voi gravi danni per ciò che riguarda gli approvvigionamenti, dei quali voi avreste grande abbondanza dalla Provenza se egli non li taglieggiasse. Galeotto taglieggia e guasta le vostre gabelle del sale, che in questo momento sarebbero assai utili, se egli con le sue navi non recasse frode e guasto. Egli, con nostra grande vergogna, ha tenuto e tiene occupate Pietra e Giustenice e altre terre del paese, e si vanta di poter venire fin nel porto ad assediarvi; è venuto più di dieci volte con l’esercito a combattere Noli e, essendo vostro vassallo, ha fatto cose che non farebbe nessuno dei peggiori nemici. E ciò non basta; spesso, quando cattura qualcuno dei nostri, manda inviati con parole insolenti e piene di disprezzo per questa comunità; dei danni da lui commessi risentono in particolare la riviera di ponente e la sua popolazione, che ogni giorno viene con lamentele e lacrime a chiedere provvedimenti, per poter navigare e vivere. Per queste dunque e molte altre ragioni è parso bene all’ilustre messere il Doge e ai magnifici Anziani e Capitani di balia convocarvi qui per discutere questa materia e considerare se è bene – ora che il vostro nemico, il duca di Milano, è impeganto in altre attività, e le vostre questioni in Oltregiogo, per grazia di Dio, sono in ordine, ora che avete una valida fanteria e una cavalleria organizzata – vendicare queste onte e danni e fare giusta guerra a Galeotto, oppure se conviene lasciar perdere. Quindi ognuno di voi deve saggiamente considerare la cosa e consigliare se nel momento attuale si ha da fare, o no, guerra al suddetto Galeotto.
Pe-a reparaçion do Meu (1461)
Segnoi, voi sei demandae cocì per tractar e conseiar sum la reparation e bonification de lo porto e de lo molo, la qual materia e tanto necessaria che a una terra assedià non e necessario lo socorso de pam e de vim e altre victualie como e a noi lo remedio e provision de lo porto, persoche se lo porto non e tale che li navilii ge possan frequentare e star seguri voi sei como assidie quasi de ogni cossa, persoche la via de terra ve da pocho subsidio in comparation de la marinna.
Questi jorni passai fo faeto grande consegio in la sala grande de tal materia, in la qua fo deliberao che li spectabili Paeri de Comun cum ogni studio cerchassem de netezar lo porto, mandassem a cerchar in le terre strangere meistri inzegneri doti de tal overa, parlassem cum loro e preparassem quelle cosse chi preparare se poivam de vuerno e che aora in questi jorni se feisse questo consegio per provei a quello chi bezognasse. Aora voi intendei la caxom de la vostra convocation e havei a consyderar non solum quanto questa reparation sia utile ma etiam che voi no poi vive ni sostegnive sensa essa. Havei anchora a consyderar che questa impreiza non se fa per questa nostra etae solamenti, ma etiamdio per nostri figi e nevi e per chi insira de loro. E per questo havei a meter lo inzegnio e lo pensamento in che se fassa utile e durabile chi adduga honor e favor a la citae.
Traduzione italiana
Per la riparazione del Molo (1461)
Signori, siete stati qui convocati per trattare e tener consiglio a proposito della riparazione e alla bonifica del porto e del molo, argomento tanto necessario in quanto a una terra assediata non è necessario il soccorso del pane e del vino e di altre vettovaglie, come a noi porre rimedio e provvedere al porto, perciocché se il porto non è tale che i navigli lo possano frequentare e starvi sicuri, voi sarete come assediati e privi di ogni cosa, perciocché la via di terra vi serve a poco in confronto a quella del mare.
Nei giorni passati fu tenuto un gran consiglio nella sala grande su tale argomento, in cui fu deliberato che gli spettabili Padri del Comune cercassero con ogni attenzione di pulire il porto, mandassero a cercare in terre straniere maestri ingegneri dotti in tale opera, parlassero con loro e preparassero quelle cose che si potevano preparare d’inverno e che ora in questi giorni si tenesse questo consiglio per provvedere a ciò che potesse servire. Ora voi capite la causa della vostra convocazione e dovete considerare non solo quanto sia utile questa riparazione, ma anche che voi non potete vivere né sostentarvi senza di essa. Dovete anche considerare che questa impresa non si fa per questa nostra età solamente, ma anche per i nostri figli e nipoti e per chi discenderà da loro. E per questo dovete impiegare tutto il vostro ingegno e discernimento affinché si faccia cosa utile e durevole, che rechi onore e favore alla città.