Francesco Maria Marini (XVII sec.)
Francesco Maria Marini era figlio del Doge Giovanni Agostino e nel 1642 fa rappresentare Il Fazzoletto, commedia plurilingue dove, insieme al genovese del solito Caporale, va in scena anche il bolognese del Dottor Graziano e il toscano piuttosto improbabile parlato da alcuni nobili turchi. Commedia di intenzioni politiche, in cui si esorta il Doge al buon governo, affinché trionfino la ragione e la concordia sulla tirannia e l’arbitrio, risulta di difficile lettura al giorno d’oggi, a causa del linguaggio complesso e pieno di doppi sensi dei suoi personaggi, soprattutto quelli che parlano genovese, e per comprenderlo sarebbero necessarie note esplicative a ogni riga. In questa scena, il Caporale e la sua amante Bellora (Donnola), cui sembra di avere trovato un innamorato più ricco, si punzecchiano e lei cerca di lasciarlo, accusandolo di apostasia e di avere la sifilide. Da notare che «mali» e «mari», sono in genovese antico omofoni, quindi parlando di «imbarcarsi per i mari di Francia» Bellora allude alla possibilità per Caporale di essersi contagiato di «mal francese».
Capoâ
Se porrè un pò savei perché da dotrei dì in sà ti me dè de l’ara?
Bellora
Me son appensà miegio, e ò scrupolo à impacciame con un chi è deventou turco.
Capoâ
Ti l’é deventà ti unna turca, à martirizame cossì; se son turco no son però sirconsizo.
Bellora
Eh, che n’oeggio mescciame con chì n’à ciù bonna leze.
Capoâ
Donca, dapoe d’aveime imbarcou, ti te quinti de poei lassiame così à denti secchi? Fòssia che me son imbarcou sensa bescoetto?
Bellora
E che bescoetto èto avuo, pre saveiro? Me sa mi assì, l’é quello che ti roziggi per i toe acciacchi.
Capoâ
Oh, questo è un fame roziggià ferro! Mi, acciacchi?
Bellora
Veggando che ti te imbarchi con tanta fasilitè, e che ti è scorso ra lecca e ra Mecca, avardava se ti aveivi toccou ninte ri muè de Franza, che me dixan che imbeiveran ra tiesta d’una serta umiditarassa chi fa destillà terribilmente.
Capoâ
Ò feto viaggio siù diversi vassielli, ma sempre muè à sarvamento.
Bellora
Ma no ti negherè za d’éssete atrovou spesso in cattive egue, e de n’aveighe suou, ben che non ri desaxi soliti dri viaggi.
Capoâ
Ri òmi come mi, con spende e fase varei no ghe soggiaxan.
Bellora
À ro manco ti confesserè pù ch’in tante speize ra tò borsa à pattio quarche pòco, e che ti è avuo mesté de fà dieta… Ou, orocco, ti no vei che treppo cossì conteigo, perché gh’ò segrutè? Oura, lassiando re baie, ti n’è za visto un tà Zegrindo chi è sempre foe de chì? Seto chi oeggio dì?
Capoâ
(a parte) Questa domanda me scontra. (forte) Sì, l’é untà garsonetto de malagrazia.
Bellora
Còse? O l’à un pendinetto de ciera da innamoà ri sassi, no ò visto un parmetto miegio fèto dro sò!
Capoâ
(a parte) Questa ro mette siù ri sette sé, quello curla da ste bande tutto ro santo dì. Oh, oh. Dé m’aie. (forte) Ah, sò chi l’é. Un chi à un bello morrin, ma no me quintava ch’o te piaxesse così menuo. Gh’ò parlou de pessa, ma no saverè onde pescaro.
Traduzione italiana
Caporale
Si potrebbe un po’ sapere perché da due o tre giorni mi eviti?
Bellora
Ci ho pensato meglio, e ho scrupolo ad impacciarmi con uno che si è fatto turco.
Cap
Sei tu che ti sei fatta turca, a martirizzarmi così; se sono turco non sono però circonciso.
Bellora
Eh, non voglio avere a che fare con chi non segue la vera fede.
Capoâ
Dunque, dopo avermi imbarcato, credi di potermi lasciare così a denti asciutti? Forse che mi sono imbarcato senza biscotto?
Bellora
E che biscotto hai avuto, tanto per saperlo? Lo so anche io, è quello che rosicchi per i tuoi acciacchi.
Capoâ
Oh, questo è farmi rosicchiare ferro! Io, acciacchi?
Bellora
Vedendo che ti imbarchi con tanta facilità, e che hai scorso la lecca e la Mecca, guardavo se per caso avessi toccato i mari di Francia, che mi si dice riempiano la testa di una certa umiditaccia che fa gocciolare terribilmente.
Capoâ
Ho fatto viaggio su diversi vascelli, ma mi sono sempre salvato.
Bellora
Ma non negherai d’esserti trovato spesso in cattive acque, e di non aver sudato, benché non per i disagi dei soliti viaggi.
Capoâ
Gli uomini come me, spendendo e facendosi valere non vi sono soggetti.
Bellora
Almeno ammetterai pure che con tante spese la tua borsa ha sofferto un po’, e che hai dovuto metterti a dieta… Ehi, allocco, non vedi che scherzo così con te, perché abbiamo confidenza? Ora,lasciando le sciocchezze, hai mica visto un tale Zegrindo che sta sempre qui fuori? Sai chi voglio dire?
Capoâ
(a parte) Questa domanda mi scoccia. (forte) Sì, è un ragazzetto sgarbato.
Bellora
Che cosa? Ha un gioiellino di viso da innamorare i sassi, non ho mai visto una manina fatta meglio della sua!
Capoâ
(a parte) Questa lo porta ai sette cieli, quello ronza da queste parti tutto il santo giorno. Oh, oh. Dio m’aiuti. (forte) Ah, so chi è. Uno che ha un bel musino, ma non credevo che ti piacesse così magro. Gli ho parlato poco fa, ma non saprei dove pescarlo.