Giovanni Ghione (1952)
Ghione è nato a Savona nel 1952, ma vive a Varazze e ha lavorato a Genova come funzionario della Regione Liguria; si è interessanto di storia religiosa e locale. Nella sua poesia, Ghione si distacca a poco a poco dall’influenza di Firpo e alterna toni narrativi, come nella sua prima raccolta Navego incontro a-o sô (1988), ad altri schiettamente lirici; come ha scritto F. Toso: «sembra orientarsi verso l’evocativa allusività del frammento, in cui si accumulano immagini spesso felici, solarmente composte nella loro conclusa coerenza». F. Gallea, da parte sua, nella presentazione a Çercando a luxe (2010) fa osservare come «i risultati migliori si colgono in quelle liriche dove il cuore vince sulla ragione e il sentimento scaturisce e diviene comunicativo, e in quelle dove si intessono quadretti e ambienti intimi e raccolti». Secondo Maurizio Cucchi, invece, «a Ghione piace giocare con i versi… segue la strada del pittoresco vernacolare. Tutto bene, anche se, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, arrivare alla poesia con questi mezzi, è ancora più difficile…». Quest’ultima citazione ci conferma che la critica italiana nella poesia «vernacolare» cerca sempre il «pittoresco», tipico di una concezione riduttiva e minore, che nel caso del Ghione non costituisce certo la caratteristica più importante.
L’oa
Nei suoi versi Ghione esprime un vivo sentimento del tempo che passa inesorabile, e segna i momenti della vita, che si possono ricuperare con la memoria.
        
            L’oa a contava
            i menuti
            che tenzeivan a seu vitta
        
        
            l’umô e l’anima
            de quelli che passavan
            mettendose derê à l’urtimo
            in fia indiaña
        
    
    Traduzione italiana
L’ora
            L’ora contava
            i minuti
            che tingevano la sua vita
        
            l’umore e l’anima
            di quelli che passavano
            mettendosi dietro all’ultimo
            in fila indiana
            se ne andava.
        
Contime
        
            Contime e föe
            de l’arbô
            se ti veu che tenze
            e muage da giornâ
        
        
            I castelli d’æña
            baxæ da-a luña
            se perdan inta brixa
        
        
            A tore de pria
            a fa ombra
            a-o nòstro cammin
        
        
            Inti teu euggi
            tenti de turchin
            regattan i seunni
            comme onde.
        
        
            E mæ man
            te soccoran ancon
            e inte teu cæze
            i mæ cavelli cangian de cô.
        
    
    Traduzione italiana
Raccontami
            Raccontami le fiabe
            dell’albore
            se vuoi che tinga
            i muri del giorno
        
            i castelli di sabbia
            baciati dalla luna
            si perdono nella brezza
        
            La torre di pietra
            fa ombra
            al nostro cammino
        
            Nei tuoi occhi
            tinti d’azzurro
            fanno a gara i sogni
            come onde.
        
            Le mie mani
            ti soccorrono ancora
            e nelle tue carezze
            i miei capelli cambiano colore.
        
Romba de luña
        
            Staneutte a luña
            a balla a romba
            in sciô mâ.
            A-i corpi de l’onda
            a-o gusto da sâ.
            O ciæo in sce l’ægua
            o mescia
            ’na magica muxica.
            Cominsemmo à ballâ
            a-o ritmo de lê
            a-o scroscî de l’æña
            sotta i pê.
        
    
    Traduzione italiana
Rumba di luna
            Stanotte la luna
            balla la rumba
            sul mare.
            Ai colpi dell’onda
            al gusto del sale.
            Il chiarore sull’acqua
            muove
            una magica musica.
            Cominciamo a ballare
            al suo ritmo
            allo scricchiolare della sabbia
            sotto i piedi.