rifugio
-
protezione da un pericolo o disagio assosto [aˈsustu]
refuggio [reˈfydʒˑu]
proteçion fem. [pruteˈsjuŋ]
Esempi
si sono messe al rifugio dalla grandine
se son misse à l’assosto da-a gragneua
-
luogo in cui ci si ripara; ricovero per alpinisti e sim. assosto [aˈsustu]
refuggio [reˈfydʒˑu]
Esempi
dopo cinque ora di scalata siamo arrivati al rifugio
dòppo çinqu’oe d’arrampinâ semmo arrivæ à l’assosto
-
sollievo morale, consolazione recoveo [reˈkuːvju] ~ [reˈkuːvew]
consolaçion fem. [kuŋsulaˈsjuŋ]
Esempi
il lavoro era diventato il suo rifugio
o travaggio o l’ea vegnuo à ëse o seu recoveo
-
mezzo o occasione di ristoro resciöo [reˈʃɔːu]
recoveo [reˈkuːvju] ~ [reˈkuːvew]
Esempi
la casa in campagna era il loro rifugio dal ritmo cittadino
a cà in campagna a l’ea o seu resciöo da-o ritmo da çittæ
Note
Il termine assosto è usato per indicare una costruzione di riparo, tipica degli ambienti rurali o montani. Lo si trova attestato, ad esempio, nel toponimo assosto di Biggiæ, un riparo pastorale situato sulle alture di Murta.
Declinazioni
m.s. | m.p. | f.s. | f.p. |
---|---|---|---|
assosto | assosti | — | — |
— | — | consolaçion | consolaçioin |
— | — | proteçion | proteçioin |
recoveo | recovei | — | — |
refuggio | refuggi | — | — |
resciöo | resciöi | — | — |
Per saperne di più
Prefissi de-, des- e re-
Come riportato da E. G. Parodi, Studj Liguri, in «Archivio glottologico italiano», xiv, 1896, i prefissi genovesi de-, des- e re- hanno perso la -e- e preso la -i- a causa dell’influenza dell’italiano. Da molti decenni a questa parte infatti difende, discorrî, risponde, ecc. hanno preso il posto di defende, descorrî, responde, ecc. nella lingua parlata. Le forme in -e- sono comunque ancora ampiamente attestate nella lingua scritta letteraria.
In questo dizionario, stanti le finalità principalmente didattiche che lo animano (volte anche al recupero di alcune fra le forme più genuine, qualora incontrino l’interesse dell’utenza), si è scelto di riportare esclusivamente le forme in -e-. Le forme “italianizzate” in -i- sono comunque da considerarsi perfettamente legittime.
Pronuncia della desinenza atona -eo
La desinenza atona -eo realizza un suono che può oscillare, a seconda dei casi, tra [ɔw] ~ [ju] ~ [ew].
Per ragioni di coerenza si ritiene opportuno mantenerla, così come fanno molti autori, per quei termini che la avevano in origine e che hanno tuttora il plurale in -ei. Da angeo [ˈaŋdʒɔw] “angelo” si avrà quindi angei [ˈaŋdʒej], da umeo [ˈymˑju] “umido” e “umile” si avrà umei [ˈymˑej] ~ [ˈymˑi], ecc.