Conseggio pe-o patrimònio linguistico ligure

Conseggio ligure

Andrea De Franchi Bulgaro (1359–1446)

Presentazione a cura di Alessandro Guasoni

Primo poeta in ligure di cui si conosca il nome e la biografia con una certa sicurezza, Andrea Bulgaro fu un personaggio importante nelle vita politica e civile genovese; Anziano del Comune nel 1390, ambasciatore presso il re di Francia nel 1399, poi a Roma nel 1412, tra i primi protettori dell’Ospedale di Pammatone e consigliere del Banco di San Giorgio. Nel 1425 fu a Savona per riscuotere dal Vescovo locale certe decime arretrate e, compiuta la sua missione, scrisse in versi all’arcivescovo suo amico Pileo de Marini, per informarnelo scherzosamente. Secondo F. Toso, la poesia è notevole per il suo carattere di continuità con la produzione dell’Anonimo Genovese, che spesso scriveva lettere in versi agli amici in tono umoristico, fin dal metro adottato, gli ottonari a rima incrociata e, inoltre, per l’andamento cronachistico e a volte ironico della composizione. Il Bulgaro usa il genovese parlato dei suoi tempi, per valorizzarne l’espressività, che risalta al massimo nel registro comico-realistico. Questa continuità farebbe pensare che Andrea Bulgaro, vissuto in un secolo che si usa definire «senza poesia», abbia scritto altri testi, che fino ad oggi non sono venuti alla luce e d’altronde è probabile che una produzione parallela di poesie in genovese, ad opera di altri autori, sia esistita, ma non sia arrivata fino a noi.

À Pileo de Marini

Segnor mè monto honorao
tropo stago in questa Saonna
den che è lo cor xachao
e la mente pocho sanna.

E no trovo chì boteta
chi me daga de tal vim
como fa la gaiardeta
ni so figio botesin,

bem che lo vescho condanao
voiando mendar la falla
per tuto so veschoao
de cerchar certo no calla

se in pareise o in secreto
fosse una tal boteta
chi per conçar lo me peto
me ne desse una iarreta.

Vegandolo in tar ateça
armao forte de tute arme
steti monto in dubieça
che o no devese pagarme.

Niente men cum cortexia,
bem che o fosse monto stancho,
cum boin cibi e diragia
o fè mette um bello bancho.

Pagao me à compimento
sea dra xorta, sea dre speise,
De ge dea in firmamento
megior vim che no è roçeise.

Però, karo segnor mé,
fai che lo zuxe competente
tire processi in derré
sì che o no paghe pu niente.

Cercherò quanto e porrò
de vegnì à vostra presença
e bem ihairo mostrerò
sempre cum gram reverença

che ’l prelato sovra dicto
si è axoto de ogni penna
avesse, e ’llo sovrascripto
che à lo gram Vescho de Senna.

Infra tanto grande payre
e’ me recomando à voi
cossì fosse, e de bonne ayre,
como e’ sum bem um dei doy

chi a’ vostri mandamenti
seam pu presti apparegiay,
de poy li streiti parenti
sempre che o’ vorei prohay.

Lo Segnor omnipotente
dàgave tal stao felice
como vorem vostre gente
bem che o’ no mangei pernixe.

Traduzione italiana

A Pileo de Marini

Signor mio molto onorato,
è da troppo che sto qui a Savona
dove il mio cuore è oppresso
e la mente poco sana.

E qui non trovo botte
che mi dia di quel vino
come fa la «Gagliardetta»
o suo figlio botticino.

Sebbene il Vescovo condannato
volendo rimediare all’errore
per tutto il suo vescovado
certo non cessi di cercare

se palesemente o in segreto
ci fosse una tale botte
che per aggiustarmi il petto
me ne desse una giarretta

Vedendolo in tale superbia
armato forte con tutte le armi
stetti molto in dubbio
che non dovesse pagarmi.

Nondimeno con cortesia,
benché fosse molto affranto,
con buoni cibi e dolciumi
fece apparecchiare un bel tavolo.

Pagatomi completamente
sia della trasferta sia delle spese,
Dio gli offra in cielo
miglior vino del suo rossese.

Perciò, caro signor mio,
fai che il giudice competente
ritiri la causa
in modo che egli non paghi più niente.

Cercherò quando potrò
de venire in vostra presenza
e ben chiaro mostrerò
sempre con gran reverenza

che il suddetto prelato
è riscattato da ogni colpa
avesse commesso,
davanti al gran vescovo di Siena.

Frattanto, grande padre,
mi raccomando a voi
perché ciò avvenga, a viso aperto
poiché sono uno dei due

che ai vostri ordini
sono più presto pronti
dopo i parenti stretti
sempre li vogliate mettere alla prova.

Il Signore onnipotente
vi consenta di essere felice
come vi augura la vostra gente
anche se non potete mangiare pernici.