Eugenio Giovando (1924-2006)
Si è dedicato per tutta la vita allo studio e al recupero delle tradizioni, della storia, dell’arte, della parlata spezzina, divenendo uno dei maggiori esperti di cultura locale. Ha ottenuto vari riconoscimenti, tra quali il «Memorial Sergio Sileri», bandito dalla associazione A Compagna di Genova, sempre a Genova il «San Fruttuoso» e il «Superba». Nel 1997 gli è stata assegnata la medaglia d'oro al premio Valente Faustini per la poesia nei dialetti italiani a Piacenza. Autore di tutte le edizioni de O Lünàio de a Spèza dalla prima, nel 1980, fino a quella del 2007. Ha organizzato per 30 anni il concorso nazionale di poesia dialettale «Bèla Spèza». È stato per molti anni direttore del periodico Tuttospezia. È stato compositore prolifico, scrivendo musica sacra, canzoni per adulti e per bambini. Secondo F. Toso, «nella poesia d’amore, Giovando è felice rievocatore di momenti restituiti con ricchezza di immagini, di figure femminili e infantili spesso appena abbozzate sullo sfondo di delicate descrizioni naturali».
Recordi d’estade
Quando a braza d’i recordi
la se meta a zügae
sorve a sendea
dea mé memòia,
’na ziandoa türchina,
lüsente de mae,
la tinza e ca
d’agosto
e cian cianin
’na cantilena reza
la spanda tüt’entorno
en neito de vasìa.
L’é a té vose
che dosse la sospia
er vento main
de quel’estade perdü.
Traduzione italiana
Ricordi d’estate
Quando la brace dei ricordi
si mette a giocare
sopra la cenere
della mia memoria,
una girandola azzurra,
lucente di mare,
tinge le case
d’agosto
e piano piano
una cantilena rosa
spande tutt’attorno
un alito di brezza.
È la tua voce che
dolce sospira
il vento di mare
di quell’estate perduta.
Vento d’amoe
A ne s’eimo ma ’ncontrà
me e te
sorve a scain de prea
che o tempo i à consümà
e scortegà sensa respeto,
tra cà brüzà da-o só
arrampegà
en sima aa coineta
onde a vazia l’é dosse
come a caessa de ’na maa
e la smeva apena e foge di castagni.
Ma ’na sea
doe paòle dite
ai pè de na scaeta,
come fregoge de stela
i fòo a note
e i fan sconìe i pensei de ciongio.
A ne s’eimo mai ’ncontrà
me e te,
prezonei do tempo
de strade deverse
de aotüni zali
de confin de giasso…
Ma aoa,
libei come rondanine ao só,
a corimo
sorve a viei drapezà de fioi de campo
onde n’ariva sortanto
er borbogiae d’aigoa de fontane…
Lassete andae
ente ’r vento de l’amoe:
ne gh’é ciü frontee
fra noi!
Traduzione italiana
Vento d’amore
Non ci eravamo mai incontrati
tu e io
sopra lo scalino di pietra
che il tempo ha consumato
e scorticato senza rispetto,
tra case bruciate dal sole
arrampicate
sulla collinetta
dove la brezza è dolce
come la carezza di una madre
e smuove appena le foglie dei castagni.
Ma una sera
due parole dette
ai piedi di una scaletta,
come briciole di stella
forano la notte
e fanno svanire i pensieri di piombo.
Non ci eravamo mai incontrat,
tu e io,
prigionieri del tempo
di strade diverse
di autunni gialli
di confini di ghiaccio…
Ma adesso,
liberi come rondini al sole,
corriamo
sopra a viottoli drappeggiati di fiori di campo
da dove arriva soltanto
il borbottare d’acqua di fontana…
Lasciati andare
nel vento dell’amore:
non ci sono più frontiere
tra noi!